Introduzione all' Islanda
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Storia. I monaci. Gli antichi ScandinaviGeologiaGhiacciaiFaunaLa popolazion

Notizie sul paese


Storia

Tra il 330 e il 325 a.C., il navigatore Greco Pitea intraprese da Marsiglia un viaggio attraverso le colonne d' Ercole, e poi verso nord, alla ricerca, pare, di nuove rotte commerciali per I mercati di ambra e stagno del Nord dell' Europa.Nel suo viaggio circumnavigo' la Britannia, scopri' le Orcadi ed esploro' la costa occidentale della Norvegia.
Nel suo resoconto di viaggio, Pitea menziono' l'isola " Ultima Thule", a sei giorni di navigazione a nord della Britannia, oltre la quale il mare si congelava e formava una gelatina viscose.Quasi certamente si riferiva all' Islanda. Data la descrizione, sembra improbabile che egli abbia veramente esplorato l'isola, ma e' significativo che I Celti e gli antichi Scandinavi sapessero della sua esistenza gia' da tempo.
Le conoscenze degli altri Europei riguardanti la regione del Nord Atlantico, sia prima sia dopo il viaggio di Pitea, erano comunque avvolte nel mistero di miti e leggende.Il grande oceano settentrionale, oceanus innavigabilis, o Mare Iperboreo, era la culla del malstrom, dove I crudely venti di Borea ululavano attraverso I monti Ripei, proteggendo le divine terre dell' abbondanza, come Vinland, I Campi Elisi, Avalon, le Esperidi.
I confini dellle terre paradisiache erano abitati da barbari con la testa di cane ( I Cinocefali e gli Sciti), che si nutrivano di carne cruda ed erano simili ad orsi.
Avventurarsi cosi' a nord, cosi' si credeva, avrebbe significato andare incontro a ogni sorta di rovina.

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I monaci

Alcune leggende andarono perdute nel corso del VI secolo, quando l' Irlanda fu investita dal fervore religioso che accompagno' l' introduzione del cristianesimo romano; I primi monaci irlandesi salparono verso le favolose terre di nord-ovest
All' inizio del VI secolo l' abate irlandese S.Brendano intraprese in questa regione un viaggio per mare che duro' sette anni, navigando a bordo di un carraugh, un' imbarcazione scoperta fatta di di pelli…
Purtroppo il resoconto del suo viaggio, Navigatio Sancti Brendani Abbatis, non fu scritto fino al IX secolo e sicuramente tale ritardo porto' al travisamento di alcuni fatti.Sebbene non esistano prove certe del suo itinerario, I suoi riferimenti alle "isole delle pecore", al " paradiso degli uccelli", alle " montagne di fuoco" e " colonne di cristallo", sono stati interpretati come riferimenti alle Faroer, e agli icebergs groenlandesi.Alcune tradizioni riportano che S.Brendano si spinse fino al Canada orientale risalendo addirittura il fiume San Lorenzoverso ili cuore del Nord America.
Altri riportarono in Irlanda leggende sulla terra di Thule, luogo dove in Inverno non c'e' luce, ma nelle notti d'estate, come affermo' il sacerdote Dicuil nell'825, " qualsiasi lavoro un uomo desideri fare, anche togliersi un pidocchio dal vestito, puo' essre fatto altrettanto bene come nella chiara luce diurna."Si tratta quasi sicuramente di una descrizione, prosaicamente colta, del " sole di mezzanotte" in Islanda..
Ai primi monaci che si stabilirono in Islanda ( attorno all' anno 700) l' isola dovette apparire disabitata e piu' adatta come eremo che come sede di missioni.
Essi costruirono dei monasteri lungo la costa e con tutta probabilita' alcuni vi si fermarono mescolandosi alla popolazione scandinava che inizio' ad arrivare verso l' inizio del IX secolo. Resoconti nordici, tuttavia, riferiscono che questi "papar" ("padri") fuggirono durante la colonizzazione scandinava.

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Gli antichi Scandinavi

La tradizione islandese attribuisce la colonizzazione dell' Islanda da parte degli Scandinavi ad un unico fenomeno verificatosi sul continente.A partire dalla meta' e fino alla fine del IX secolo, il tiranno Harald Haarfrager ( Harald Bellachioma), re del distretto di Vestfold nella Norvegia sud-orientale, fu attratto da mire espansionistiche.
Nell' 890 questi vinse un' importante battaglia navale a Hafrsfjord ( Stavanger) e I deposit capi preferirono fuggire che lasciarsi sottomettere.Molti approdarono in Islanda e nelle Faroer, alcuni le raggiunsero passando per le Orcadi e le Shetland, a loro volta conquistate dall' instancabile Re Harald.
A quell tempo, l' Europa era il teatro delle incursioni dei popoli provenienti dal Nord, genti fiere e bellicose e dotate di grande spirito di intraprendenza.
Infuriando attraverso le isole britanniche, saccheggiando, depredando, procurando scompiglio come " no global" ante litteram, le nicciane "belve bionde" seminavano terrore ovunque andassero e verso la meta' del IX secolo controllavano gran parte delle regioni costiere della Britannia e dell' Irlanda.
Nei succesivi 200 anni, combattendo e saccheggiando, si fecero strada attraverso tutto il continente, spingendosi a oriente fino al Volga e a sud fino al Mediterraneo e al Nord Africa…E avrebbero continuato in entrambe le direzioni se Re Harald Hardraada ( Harald Forte Sovrano) non fosse caduto nelle mani dei Sassoni nel 1066 ( e volevo vedere Sharon alle prese coi discendenti di Re Harald Hardraada…).
Durante tutta l' epoca vikinga ( 800-1066) le violente incursioni degli Scandinavi furono contraddistinte da un esodo verso il Nord Atlantico non solo dei popoli nordici, ma anche dei Britanni, degli Irlandesi, e degli Scoti, che si imparentarono con gli altri popoli in fuga dalla grifagna torma vikinga. In Islanda, raggiunta da costoro, si venne cosi' a formare un ceppo nordico " variegato."
Le saghe (narrazioni letterararie basate sulle vicende della colonizzazione e dello sviluppo di queste terre), scritte soprattutto dopo la fine dell' epoca vikinga, raccontano molti particolari sulle vicende delle colonie.
Il Landnamabok islandese. Anche detto Il libro degli insediamenti, racconta come fu ribattezzata Thule:

…In un luogo chiamato Vatnsfjordur sul Bardastrond…il fiordo brulicava di pesci di ogni specie… la Primavera era eccezionalmente fredda. Floki scalo' una montagna altissima e scruto' a nord verso la costa, e vide un fiordo pieno di ghiaccio galleggiante; cosi' chiamarono quella terra Ice-land, terra del ghiaccio, e da allora questo e' il suo nome.
Nell' Islendingabok , il Libro degli Islandesi, si racconta anche del primo insediamento nell' isola:

Si narra con certezza che fu un Norvegese di nome Ingolfur il primo uomo a lasciare la Norvegia alla volta dell' Islanda…Egli si stabili' nel sud, a Reykjavik.

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Geologia

In generale, l' Atlantico settentrionale e' caratterizzato da paesaggi aspri e scoscesi, ma la geologia della regiona rivela la piu' spettacolare varieta' di stratificazioni cronologiche esistente sulla Terra. Le piu' antiche formazioni rocciose del pianeta, che risalgono fino a 3,7 miliardi di anni fa, si trovano nelle montagne che circondano Nuuk, nella Groenlandia sudoccidentale. Sull' altro piatto della bilancia, le distese laviche islandesi continuano a crescere a seguito delle attivita' vulcaniche che eruttano nuova materia lavica dal ventre della Terra. La zona e' talmente attiva che un terzo di tutta la lava eruttata sulla terra negli ultimi mille anni e' di origine islandese. Le formazioni rocciose piu' recenti giacciono lungo la zona di frattura che taglia l' isola in due meta', nordoccidentale e sudorientale), mentre le coste orientale e occidentale risalgono fino a 16 milioni di anni fa.
I fenomeni vulcanici e geotermici - geyser, fonti termali, soffioni, collate laviche, pozze fangose, crateri, caldera, rocce magmatiche - sono tutti elementi caratterizzanti del paesaggio islandese.
Oltre ai vulcani veri e propri, in Islanda vi sono circa 250 zone geotermiche con un totale di 780 sorgenti calde, la cui acqua ha una temperatura media di 75 gradi centigradi.

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Ghiacciai

La maggior parte del paesaggio islandese e' stato scolpito e modellato dai fiumi di ghiaccio che scendono dalla calotta polare. La calotta polare e' formata da neve che si e' accumulata nel corso dei millenni in una zona dove non ha mai potuto sciogliersi ( con il buco dell' ozono le cose vanno drammaticamente cambiando).
La neve viene compressa lentamente dalla base alla superficie, fino a trasformarsi in ghiaccio.
Quando il peso del ghiaccio diventa tanto schiacciante che il terreno su cui poggia non riesce piu' a sostenerlo, la terra al di sotto del punto centrale si comprime e il ghiaccio attorno ai margini comincia a scorrere verso il basso nei ghiacciai - fiumi di ghiaccio- che possono arrivare fino al mare e formare degli icebergs.
Durante il Pleistocene, tre milioni di anni fa, l' emisfero settentrionale subi' una grande glaciazione che origino' una vasta calotta di ghiaccio continentale. In Islanda oggi rimangono solo alcune parti di questa calotta glaciale.
Non risalgono all' Era Glaciale, ma a un periodo di raffreddamento iniziato 2500 anni fa, e oggi coprono solo il 10% circa del paese. La piu' grande forma il Vatnajokull, che si estende per 800 kmq…

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Fauna

L' unico mammifero terrestre originario dell' Islanda e' la volpe polare.Anche gli orsi polari, che a volte arrivano dalla Groenlandia su iceberg alla deriva, sono originari dell' isola, ma sono sempre stati considerati ospiti indesiderati.Gli orsi in Islanda hanno vita breve soprattutto grazie agli allevatori di pecore dal grilletto facile. Nell' estate del 1993 un orso indolente, a cui un iceberg si era probabilmente sciolto sotto le zampe, e' stato strangolato e trascinato sulla riva dall' equipaggio di una barca da pesca mentre nuotava al largo dell' Isafjordur.
Fra gli animali introdotti troviamo la renna, il visone, il topo campagnolo e ratti vari. I mari islandesi sono ricchi di mammiferi, tra cui la foca commune, la foca grigia, e ben 17 specie di balene.
Ma la vera ricchezza della fauna islandese e' rappresentata dagli uccelli. Le piu' impressionanti per dimensioni sono le colonie di uccelli marini - sule, urie, gaze marine, gabbiani tridattili, fulmari e pulcinella di mare - che sovraffollano le alte scogliere della costa.Tra gli uccelli marini meno numerosi troviamo il piro-piro boschereccio, la sterna artica, lo stercorario,il piviere, la berta minore, la procellaria, l' uccello delle tempeste codaforcuta.
Esistono molte specie di anatre, pernici bianche, cigni selvatici,due specie di rapaci notturni, strolaghe e girfalchi. Tra le specie minacciate o in pericolo ci sono le aquile di mare, il porciglione, la gazza marina minore, il falaropo beccolargo, lo svasso cornuto.

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La popolazione

Di poco inferiore alle 260.000 persone, ha una crescita annuale di appena l'1.5%.Circa 170.000 persone vivono nell' area di Reykjavik, la quale cresce al ritmo di circa il 3% annuo, soprattutto a causa della migrazione dale campagne.Circa 25.000 Islandesi vivono in fattorie disseminate in tutto il Paese, mentre il resto della popolazione vive in citta' e villaggi di 200 o piu' abitanti.
Statisticamente tutti sanno leggere e scrivere e la lunghezza della vita e' la seconda piu' alta del mondo. La percentuale di natalita' e' elevata e grazie all'assenza di riprovazione sociale, oltre il 70% dei primogeniti islandesi e' nato da coppie non sposate.
Posso aggiungere, a rimarcare una profonda differenza con l'area culturale "latina", che nonostante l' intensiva modernizzazione del Paese e la recente influenza esrcitata dagliUsa, l' impressione che si riceve dalla popolazione e' quella di una autentica comunita', in cui I bambini, I giovani, gli adulti, I vecchi, interagiscono ad ogni livello della vita sociale, senza le artificiose barriere erette tra un segmento e l' altro del corpo sociale, valorizzando in tal modo ogni stadio dell' esistenza umana e generando un salutare flusso energetico che attraversa la comunita' tanto orizzontalmente quanto verticalmente.
Gli anziani, che spesso praticano sport fino a tarda eta', sono frequentemente I piu' "casinari" della situazione, e il Venerdi, alla fine dell' allenamento di pallavolo o di basket, li ho trovati spesso a far baccanali negli spogliatoi o nelle saune, con tanto di birra, vodka e quant' altro possa contribuire a ad alzare le febbri dionisiache.
I bambini, egualmente, godono di un' invidiabile liberta', di certo non concessa ai loro coetanei del Sud dalla feroce "Grande Madre" mediterranea che tutto controlla.E giocano all' aperto, dall' Inverno all Estate, al cospetto dell' Oceano e a contatto con la natura.
Durante la settimana lavorativa, gli Islandesi, anche I piu' giovani, appaiono estremamente riservati, per quanto non ne troverete uno che non si renda disponibile nei vostri confroni in caso di bisogno. Recentemente, in conseguenza del boom economico, forse eccessivamente attratti dal lavoro e dalla "tentazione"di lauti guadagni…da dilapidare ben presto durante il fine settimana e dovunque se ne presenti l' occasione. Agli Islandesi pare sia propria questa forma di ostentazione di potenza che deve ogni volta manifestarsi..
Il fine settimana di Reykjavik e' il concentrato di tutto questo, e realmente vibra nell'aria della citta', dalla mezzanotte fino al mattino, una eccitazione parossistica che la rende irresistibile anche al piu' controllato "borghese".
I locali, in genere si tratta di bar dall' atmosfera molto calda ed intima che favorisce la conversazione, si affollano fino a scoppiare di ragazzi e ragazze che ballano e bevono birra, e con cui e' estremamente facile entrare in contatto.
E' consuetudine, lungo le strade della capitale europea piu' settentrionale, unirsi e proseguire la serata insieme a dei perfetti sconosciuti appena incontrati e tutti desiderosi di fare la vosra conoscenza. Gli Islandesi sono molto interessati a conoscere gli stranieri che visitano il loro Paese, forse incuriositi dalla loro presenza in un isola cosi'...fuori mano.
Soprattutto durante I duri mesi invernali, quando la notte artica stende il suo manto oscuro lasciando al sole poche ore di transito sull' isola e procurando tipiche sintomi depressive a non pochi stranieri (…), il fine settimana di Reykjavik e' davvero una imprescindibile valvola di sfogo e riconcilia con la vita. Per non dire della strana sensazione di tornare a casa alle otto di mattina di Sabato o di Domenica e prendere atto che il sole ancora non e' sorto!

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